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Il marketing per i diritti civili LGBTQ+

Pride month

In memoria dei moti di Stonewall, considerati uno dei punti di svolta nella storia del movimento gay negli Stati Uniti, giugno è diventato a livello mondiale il pride month, il mese del pride. In questa occasione, l’attenzione dei media e dei grandi brand internazionali nei confronti delle tematiche e delle battaglie LGBTQIA+, già di per sé molto più alta – per fortuna – rispetto al passato, si intensifica e genera non soltanto eventi e donazioni, ma anche operazioni di instant marketing utili a sensibilizzare gli utenti dei social su argomenti di fondamentale importanza.

A dettare la linea, come spesso avviene, sono le principali case di moda. Calvin Klein, ad esempio, ha lanciato la campagna ‘This is Love’, con protagonisti amici, partner, amanti, vicini di casa e chiunque condivida il proprio significato di famiglia. Tra i volti scelti per l’occasione, spiccano tre dipendenti di The Trevor Project, la maggiore organizzazione al mondo di prevenzione dei suicidi e di intervento in caso di crisi per i giovani della comunità.

Attraverso i suoi profili sui social network, Donatella Versace ha invece lanciato la Fondazione Versace, nuova entità benefica a cui Capri Holdings donerà 10 milioni di dollari. Da par suo, Diesel ha scelto di dare la dovutra visibilità al talento e al lavoro di tanti artisti queer, collaborando con la Tom of Finland Foundation, che vanta la più grande collezione di arte LGBTQIA+ del mondo. Il brand di calzature Quanticlo ha reso protagonisti sul proprio sito e sui propri profili social i colori dell’arcobaleno.

Una scelta, quest’ultima, che è stata fatta da tantissimi brand, anche in Italia. Tra tutti, ci piace citare Dazn, piattaforma di streaming web attraverso la quale milioni di appassionati in tutto il mondo visualizzano eventi sportivi di ogni tipo. Un gesto importante, in uno degli ultimi ambienti – lo sport, appunto – in cui l’omosessualità è rimasto spesso un tabù.

In generale, per i brand aumenta la convinzione che ‘partecipare al pride’ significhi perseguire anche il bene del marchio, aumentando il capitale di “equity”; ci si adatta a un mercato che cambia, all’interno del quale le identità sono sempre più fluide. A questa esigenza, civile prima ancora che commerciale, rispondono dunque le campagne messe in atto in queste settimane. Facciamo alcuni esempi:

  • Vans ha reinterpretato alcuni dei suoi pezzi da collezione, tra cui più le Classic Slip-On e le Era, in chiave arcobaleno;
  • Reebok ha presentato All Types of Love, collezione creata in collaborazione con la community LGBTQIA+ , sneakers e capi casual acquistando i quali è possibile effettuare una donazione a favore del Sylvia Rivera Law Project;
  • Michael Kors ha scelto le star LGBTQI+ di TikTok Tyshon Lawrence, Ve’ondre Mitchell, Mad Tsai e Soph Mosca per lanciare la campagna #MKPride, in collaborazione con PAPER;
  • Levi’s celebra la comunità LGBTQI+ con All Pronouns. All Love, collezione unisex di modelli iconici.

 

Come abbiamo visto i brand internazionali si fanno portavoce dei diritti della comunità attraverso campagne pubblicitarie, ognuno di noi può contribuire all’informazione e alla sensibilizzazione. Ci sono ancora battaglie da combattere e l’attivismo LGBTQ persiste con tecniche di protesta incluse le campagne sui social media.

 

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